Tratto dal Blog di Antonella Randazzo: La Nuova Energia
Come tutti sanno, è stata creata una versione ufficiale sull’11 settembre, che ha alcuni aspetti del tutto assurdi, ad esempio sarebbe stato trovato un documento cartaceo in un attentato in cui persino l’acciaio si sarebbe dissolto.
La versione ufficiale dell’11 settembre è una delle tante prove di come il sistema attuale si regga sulla capacità dei mass media di far vedere la “realtà” ai cittadini. Ma i media possono creare “realtà” di sana pianta, su molti argomenti.
Stranamente, le autorità statunitensi, immediatamente dopo l’attentato alle torri gemelle, rivolsero la loro attenzione al cinema. Infatti, convocarono gli Studios e setacciarono tutti i film prodotti negli ultimi mesi. A che scopo? Per trovare elementi che avrebbero potuto ricordare o addirittura preconizzare il fatto terroristico. E infatti
questi elementi c’erano, come vedremo, ma il fatto assurdo è che in un contesto di allarme così grave essi rivolgessero l’attenzione al cinema. Questo fa pensare che per queste persone realtà e finzione sono come sinonimi: si crea fingendo e si cercano
realtà nelle finzioni.
Veniamo abituati a distinguere fra media informativi e Hollywood come luogo in cui si producono film per “svago”. In realtà la distinzione non ci sarebbe affatto: gli Studios lavorano spesso in stretta collaborazione col governo americano e col
Pentagono, e creano produzioni non solo filmiche ma anche di naturapropagandistica.
Ogni giorno molti canali mediatici spacciano la finzione per realtà, creando falsi video in cui loro appaiono i buoni e gli altri, i “complottisti terroristi islamici” come cattivi. I telegiornali hanno il potere di far credere qualsiasi cosa, corredando persino
di immagini.
Per rendere credibile anche l’incredibile talvolta creano confusione. Spiega l’exredattore del New Yorker James Wolcott spiega: “Creano confusione di proposito, non posso credere che non sia così”.
Ancora di più chiarisce il presidente di Media Matters for America, David Brock:
“Una falsa informazione viene ripresa più volte al punto che quando ci raggiunge non capiamo più da dove sia partita. Questo è il contesto nel quale viviamo, e sta realmente minando le basi della democrazia, che invece si fonda sulla disponibilità di
solide e chiare informazioni che ci permettano di operare scelte consapevoli”.
La verità esiste come relativa, ossia riferita a fatti contingenti, che non possono
essere interpretati se non in un unico modo. Eppure la propaganda spesso mira a trasformare i fatti in opinione e viceversa. Come fa? Ovviamente con i classici metodi, ovvero facendo perno sulle emozioni della gente, per far apparire logico ciò che non lo è. Ad esempio, c’è l’idea che i paesi non occidentali non siano evoluti
come quelli occidentali, ecco che allora le autorità occidentali hanno buon gioco a dire l’assurdità di “portare democrazia” uccidendo.
Oppure si fa perno sul timore dei tiranni e si disse all’epoca che Saddam Hussein era il peggiore dei dittatori. Certo non era uno stinco di santo, ma cosa dire allora di chi invade paesi stranieri e non si fa scrupolo di massacrare innocenti?
La verità sul potere imperiale che sta distruggendo l’Iraq, l’Afghanistan è altri paesi non è un’opinione, come non lo era la crudeltà contro i vietnamiti all’epoca della guerra in Vietnam. Soltanto che all’epoca dell’aggressione al Vietnam nessuno
avrebbe avuto il coraggio di dire che in Vietnam non c’era guerra ma si stava portando “democrazia”. Oggi invece sono molti gli opinionisti di regime che trasformano la realtà terribile della guerra in opinione.
Quando non si può nascondere tutta la verità, si cerca di creare confusione per non farla afferrare, per far credere che non ci sia verità ma soltanto opinione.
Negli anni Settanta pochi avrebbero osato dire con spudoratezza che i palestinesi erano tutti terroristi mentre Israele sarebbe una delle più grandi democrazie.
Hanno fatto diventare un’opinione l’immane sofferenza del popolo palestinese, costretto a subire il buono e il cattivo tempo delle autorità israeliane, subendo ogni tipo di sopruso e di crimine. Tutto questo sembra essere diventato un’opinione: nei salotti televisivi il conduttore interroga gli opinionisti anche su fatti accertati,
facendoli passare per opinioni che si possono disquisire e confutare.
Ad esempio, un personaggio come Travaglio, che sappiamo quanto credito suscita dato che si è occupato in passato di fatti scottanti riguardo alle vicende giudiziarie di Berlusconi, asserisce che: “Israele è un paese democratico”.
Una tecnica assai furba: in questo modo si crea confusione su ciò che è vero e ciò che non lo è. E considerando la disinformazione imperante, le persone si sentiranno
disorientate e dunque inclini a credere a cose non vere.
Ad esempio, il 30 aprile 2008 è stata trasmessa su La7 una puntata de "L'Infedele" di Gad Lerner, il cui titolo era "Ma cosa vogliono questi ebrei", facendo intendere che la categoria "ebrei" poteva essere sottoposta ad analisi critica, ma in realtà propugnando
una prospettiva in cui sembrava che lo Stato d’Israele fosse razionale e i suoi presunti nemici irrazionali e terroristi.
In questa trasmissione sembrava che tutto fosse opinione, tranne l’autorevolezza di Israele, e i personaggi “pro-Israele” venivano contrapposti a quelli “pro-palestinesi”, facendo intendere l'esistenza di una netta separazione ideologica.
In realtà, alla luce dei fatti, l'onestà intellettuale e morale dovrebbe far superare tale presunta separazione, dato che gli eventi riguardo alla nascita d'Israele non sono un'opinione, così come non lo sono nemmeno le persecuzioni di cui sono oggetto ad oggi i palestinesi. Rendere tutto ciò una realtà "ideologica" o opinabile significa di
per sé occultare i fatti o mistificarli gravemente.
Un altro metodo propagandistico utilizzato da molti giornalisti è quello di trasformare la questione in opinioni di "destra" o di "sinistra". Si sposta l'attenzione dai fatti o dai veri problemi alla questione di fazione politica, come se "destra" o "sinistra"
dovessero essere le possibilità di scelta, e non si dovessero valutare i fatti veri. Simponeva cioè una falsa questione, per dirottare dalla valutazione oggettiva dei fatti. Quando la verità emerge occorre renderla comunque inefficace, ovvero fare in modo che le persone continuino a comportarsi come prima, credendo che si tratti di fantasie di qualche mitomane o dell’opinione di pochi. Per forza di cose, dato che oggi Internet offre un ampio panorama di contenuti veritieri scomodi al regime, le nostre autorità stanno utilizzando i metodi più sottili e paradossali per far credere a ciò che non è, nascondendo o mistificando ciò che è.
Le guerre di oggi vengono descritte come volute da un misterioso nemico dell'Occidente, chiamato "terrorista", e non vengono poste all'interno del contesto economico, storico e politico che permetterebbe di comprenderle. I programmi della TV, persino lo stesso telegiornale, hanno assunto caratteristiche di intrattenimento e svago, oppure come catalizzatori di emozioni immediate. Si
alimentano la superficialità, l'emotività e gli aspetti inferiori degli esseri umani. Si utilizzano la manipolazione e la propaganda per impedire una vera comprensione della realtà nei suoi aspetti principali (politici, economici, finanziari, ecc.).
Si utilizzano i media per accrescere il consenso, talvolta facendo leva sulle paure (del "terrorismo", dello straniero, ecc.).
Allo stesso modo il sistema cerca di condizionare la ricerca scientifica e storica, ponendo dei paletti in modo indiretto o diretto.
Le autorità occidentali continuano a strumentalizzare la propaganda dell'ultimo dopoguerra per far credere che ci sia un pericolo di
"xenofobia, di antisemitismo, di incitamento all'odio razziale", per limitare la libertà di opinione su temi che hanno retto ideologicamente il sistema attuale. In realtà il pericolo xenofobico viene alimentato ampiamente dai mass media, attraverso notizie di reati commessi da immigrati e facendo associare l'immigrato povero al criminale. Le autorità occidentali traggono diversi vantaggi dall'incutere paura e insicurezza, facendo credere il contrario, di essere per la "sicurezza".
Il sistema attuale potrebbe essere definito come una dittatura che non si basa sulle armi, ma sul controllo della creazione della realtà. Ciò è possibile attraverso il controllo del pensiero e delle opinioni. Come scrisse Orwell, i "pensieri da nonpensare".
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